Bananiero sumero
Bananiero sumero,
altra parte del sistema immenso
regno del polisenso,
qui occorre un gatto salottiero,
che sia pure insetto venturiero,
riporti in vita l’ingenuità,
si muova sempre con ambiguità
su soglie di proprietario terriero.
Ché non persi in cielo, ma in terra
al freddo calcolo facciamo guerra.
*
Fin dove
Fin dove non si chiede alla luna:
quella vola mezz’ora, come l’occhio
senz’organi, immagine a specchio.
«Scire nefas» riecheggia la duna.
Non può maga alcuna
rivelare il malocchio,
ma s’ode talvolta il cicalecchio:
risale l’erba dalla valle bruna
il bel giullare mesto all’orecchio:
«elettrizzata circola la Storia,
del progresso gioisce irrisoria,
rimescola con uno schianto vecchio
a nuove danze, leggiadra pantera,
sul fresco senso della primavera».
*
Luna rossa
«Hai sentito?», ha detto la Rina, «Finalmente hanno rimosso il guano dalle scale, per sempre».
La nuova grata chiudeva la lunetta sulla capriata della chiesa sconsacrata. Non si erano accorti i muratori, che dentro c’era una casa. Un grumo soffice scaldava le uova puntinate della coppia. Il padre fu sigillato dentro, custode eterno. La picciona al momento era volata in cerca di cibo. La vidi tornata, tra i chiodi. Dissuasori, li chiamano, sebbene ella sembrasse poco persuasa.
Sono andato a messa il sabato successivo, ricordando il giorno in cui, trovato il Gufo a solcare la cappella, si furono limitati a cacciarlo. Ma la chiesetta sconsacrata ha perso pietà. Di ritorno, stetti per una preghiera profana sotto quella lunetta arrossata dai becchi dei piccioni.
[Credits immagine: Geoff McFetridge]
