Descrizione
I morti di tutte le specie si impone subito all’attenzione per il grado di maturità stilistica esibito da Silvia Secco. Fin dalla prima lettura colpisce infatti l’alto livello di competenze tecniche messe in gioco: in primo luogo la componente metrico-ritmica e fonosimbolica, molto solida; quindi la capacità di mescolare con equilibrio componenti linguistiche e lessicali che affrancano la scrittura dalle facili maniere, dalle scelte logore, dal “poetese”, e che la rendono invece capace di combinare felicemente linguaggi diversi (il canto, il dialetto, il registro meditativo, il parlato, il romanzo, ecc.); infine la consapevolezza metalinguistica, ossia la capacità di dialogare, anche in chiave ironica, con la tradizione letteraria, con le voci di altri autori (nominati e taciuti) e con le stesse strutture della poesia, producendo al contempo immagini dotate di forte originalità e in grado di confrontarsi con il contemporaneo, realizzando così quell’incontro tra elementi apparentemente inconciliabili l’elemento eterno e quello transitorio della bellezza che si chiede alla poesia moderna da Baudelaire in poi. Un confronto fondamentale e soprattutto necessario per rendere la lingua e la poesia resistente alla contaminazione retorica dei mass media e della “società dello spettacolo”.