Pubblichiamo la prefazione di Maria Grazia Calandrone a L’ombra e il davanzale.
La chiave della poesia di Anna Elisa De Gregorio sembra essere la scomparsa (con tutti i suoi sinonimi: «alone», «passare», «trapassa», «scomparire», «rapimento», «cancellata»), nel senso lieve della sparizione e non in quello grave dell’assenza. La sparizione è il contrario dell’assenza: non la vertigine di qualcosa che non c’è, ma l’ombra di qualcosa che prima c’era e adesso non c’è più. Insomma, quel che resta. La traccia lasciata.
Chissà che tutta la poesia, tutta l’arte, non sia che la traccia lasciata dal mondo originario…
E anche noi vivi, non siamo assenti, se abbiamo fatto luce e ce ne siamo andati, proprio come Emily Dickinson consiglia di fare ai poeti: «Accendere una lampada e sparire». Ma per illuminare il domani, per lasciare qualcosa, parole, destinate al futuro.
La leggerezza che si respira e ispira anche le prime pagine di questo bel volumetto è la stessa che alla fine si scioglierà nella serie di haiku che lo conclude. Si tratta sempre di un dire da un lontano punto di osservazione. Una delle poesie è dedicata al recentissimo premio Nobel Kazuo Ishiguro, autore che mescola la propria radice giapponese alla cultura britannica, suo luogo di elezione – e un’altra poesia, con tenerezza uguale, è dedicata a un lombrico che, per motivi degni di un tale rispetto che l’autrice non osa nemmeno spingerlo al sicuro, attraversa la strada in pieno giugno.
Lo sguardo di De Gregorio abbraccia il lombrico insieme al genio della letteratura, con uno stile originalissimo e molto mobile, che coglie di sorpresa a ogni voltare pagina se, anche nella composizione degli haiku, qui e là disobbedisce alla prescrizione naturalistica della tradizione giapponese, accogliendo fra le righe supereroi e personaggi letterari.
Il messaggio sembra essere lo stesso: attribuire a genialità e immaginazione umane la qualità della naturalezza, come sottolineano anche i disegni ironici, puliti e intelligenti di Francesco Pirro, che mescolano invenzione a natura.
A chiusura di libro, possiamo concludere che viviamo lasciando tracce in questo mondo semiradioso, dove una farfalla e Batman sono figli della stessa matrice, la natura, accompagnata e vissuta con ironia e da una contagiosa voglia di giocare.