Pubblichiamo la nota critica di Luigi Oldani alla raccolta di haiku Sotto il guscio del cielo contenuta nel libro L’ombra e il davanzale.
L’haiku, ha una lontana origine giapponese, e come tutti sanno oggi ha questa forma grazie ad alcuni cambiamenti attuati da importanti poeti.
Solo a pronunciare haiku si aprono anse del tempo dalle quali fluisce un qualcosa di non dicibile, ma ben preciso, un mondo che per lo più non è il nostro, non ci appartiene, non ha connessioni immediate col nostro, neppure la spiritualità, nemmeno il rapporto con la natura, con l’arte, nemmeno il come riferirsi all’oggetto del poetare, per non parlare della enorme differenza tra la posizione nel mondo del nostro ingombrante ego con quello ‘dissolto’ nipponico…
Eppure scrivere haiku ha da molto tempo affascinato gli occidentali, lo abbiamo fatto con esiti eccellenti e moltissimi di scarso valore. E purtroppo spesso l’haiku è sinonimo di giochetto metrico poetico con una visione sdolcinata e banale della natura, un passatempo chic. L’Haiku, a mio modesto parere, è una forma tra le più difficili, eppur così facile da avvicinare che occorre non essere uno sprovveduto per comprendere che la trappola c’è, ed è l’apparente semplicità delle cinque, sette, cinque sillabe e del tema naturale, veicolato da una ‘errata scrittura’ superficiale.
Comporre haiku significa forse ‘cambiarsi’ per accogliere una comprensione altra del nostro modo occidentale di intendere la vita-morte, di vedere le cose, di avvicinarsi a una spiritualità che tanto ha a che fare con il Buddhismo Zen. Dunque un approccio molto diverso e profondo di esprimere il proprio essere nel mondo che dovrebbe riuscire a ‘lasciar cadere’ il proprio ego.
Ho letto gli haiku di Sotto il guscio del cielo con molta attenzione, da lettore e scrittore severo, in primis, verso me stesso. Devo dire che mi sono piaciuti subito perché sono come ‘devono essere’, ovvero non artificiosi e privi di un estetismo banale e di maniera. La parola è ‘modesta’ ben calibrata, l’immagine descrive lampi di realtà anche apparentemente insignificante con un ben riuscito stacco che ci fa andare da un’altra parte, dove tutto forse è diverso oppure non è niente, non accade niente, come nella realtà suprema del Tutto.
In questa raccolta credo si denoti una capacità di interpretare l’haiku sia facendo riferimento alla sua tradizione sia mettendo in contatto questi versi così carichi di storia e di cultura orientale con il nostro vivere attuale, occidentale, senza perdere o abdicare alla loro funzione ed espressione peculiare e originale.
***
“Sparso il soffione
dalle mani del vento:
semina il campo.”
Questo è un haiku molto bello, vi nasce un sentore Zen, una magia di un evento quotidiano e semplice.
“Assorto il cane
guarda la fontanella:
plic, una goccia.”
Un’illuminazione, oltretutto di un cane? Qui siamo in un’altra cultura… altra spiritualità espressa dal Buddhismo.
Altri testi virano verso un’espressività che si rapporta maggiormente con la contemporaneità come questo molto delicato e intenso:
“Diretti al mare
i piedi dei migranti
ventagli di sabbia.”
Altri ancora si denotano per un leggero humor che però non li snatura, perché si resta sulla scia, di un haiku ‘classico’, si legga il seguente per notare come sia sottile ogni parola e come il testo sia ben costruito con i suoi rimandi ad altro, l’ultimo verso poi apre al passato e all’oggi.
“La foglia gialla
sotto il tergicristallo:
multa d’ottobre.”
***
Una raccolta anche da ‘vedere’, con i bei disegni di Francesco Pirro che si inseriscono accanto all’haiku raccontandolo e interpretandolo con autonomia espressiva anche verso un certo tocco orientale di stampo indigeno.
Non mi dilungo, perché sarebbe una contraddizione per una Nota a una raccolta di haiku, vorrei affermare chiaramente che secondo me la raccolta è ben riuscita, come dicevo, tra testi che affrontano diverse situazioni con esiti altrettanto diversi; l’autrice denota coraggio accogliendo così fonti di ispirazione variegata (tematica, realtà, riferimenti schietti alla contemporaneità, humor…).
Anna Elisa De Gregorio ci dimostra tutto il fascino che un haiku, se ben scritto, può esprimere, senza perdere mai la freschezza di una profonda seppur modesta (come deve essere) descrizione della nostra realtà, nella sua magia.